Ci avrete fatto caso: le tv, soprattutto private, spingono sempre più duro sui cafonprogrammi. Il tv-disagio imita il degrado comunicativo socialdigitale, la putrescenza culturale è al top di sempre (da ben prima della DAD), la gente ha bisogno di evasione e quindi giù a randello di stronzate escapiste (L’Isola dei Famosi live da Saint Kitts and Nevis, l’Isola dei Famosi live da Nettuno, l’Isola dei Famosi live dalla quasar 3C-273).
Per farsi trovare preparati e non guardare nemmeno un picoframe dei putroscurzanti programmi televisivi più gnurenti del west (neanche mentre fate zapping, neanche se il vostro compagno/compagna vi promette sesso pirotecnico in cambio, neanche se eh ma dai stasera non c’è un caz in tv, neanche se siete di quelli che di giorno schifano gli scurzoprogrammi e di sera li guardano in gran segreto), ecco l’imprescindibile guidona di Tempi Morti che vi invita con eleganza – e minacce di cazzotti nei denti – a far altro e impiegare il vostro fondamentale tempo in modo Vivo. Si proceda col calendario.
Sanremo (febbraio)
Il gran visir di ogni putroscurzume. L’inverno si avvia alla fine al suono della diarrea sciacquarella. Sanremo è la tassa da pagare ogni febbraio, anche in tempo pandemico (ben più brutale di un versamento IVA o di un concerto dei Cattle Decapitation).
Cosa fare per evitare il sanremismo: acquistare un paio di orecchie finte in similpelle da indossare al lavoro (come noto in periodo sanremese al lavoro la Gente Morta parla 99% di Sanremo, 0.9% di gossip/calcio, 0.1% di lavoro); rispondere a eventuali domande dirette sul genere di “Hai visto Sanremo ieri?” con: “La mia religione non me lo permette” e a “Ti è piaciuto più Diodato o Francesco Gabbani?” con “i Voivod”; pronunziare empi incantesimi stile Saruman che butta giù la montagna, buttando giù la montagna in goppa ai Sanremisti.
Cosa fare invece di guardare Sanremo: ascoltare i Cattle Decapitation, guardare il video integrale di Woodstock ’69 e/o di Monterey ’67, fare un masterclass di incantesimi con Saruman, ripassare la filmografia di Bruce Lee e in particolare Mille modi di fare UATTÀ nei denti ai Sanremisti ossessivi.
L’Isola dei Famosi (marzo-giugno)
Trama: gente più o meno famosa, cantanti anglo-sassaresi one-hit wonderisti anni ’70, gente a caccia di pecunia, saltimbanchi e influencer specializzati in video di piedi con le unghie incarnite vengono sparati con un cannone su un’isola randomica dei Caraibi. Jack Sparrow e la sua ciurma sbarcano sulla landa e l’ultimo sopravvissuto alla mattanza dei pirati viene nominato influencer più coglione dell’Universo bene bravo bis.
Cosa fare invece di guardare l’Isola dei Famosi: leggere l’Isola del Tesoro di Stevenson, guardare il cartone del Pianeta del Tesoro adattato dal romanzo di Stevenson e con soundtrack coattissima del Pezzalone, isolarsi su un eremo in mezzo a faggi, olmi e Teleri dei boschi.
Temptation Island (giugno)
Temptation Island è l’oltreuomo di Nietzsche; però è un programma tv; però è l’oltreuomo al contrario, che chiameremo merdacchiomo; quindi è il merdacchiomo dei programmi tv. In una prospettiva finalistica, Temptation Island è l’esito ultimo di un percorso pluridecennale di de-evoluzione del linguaggio mediatico, della narrazione mainstream e dell’uomo medio che da Sapiens è regredito all’Ergaster.
Svolgimento approssimativo: coppie di pelosi Ergaster che si esprimono a grugniti e scurzoni vengono abbandonate in un bananeto; se uno dei due membri (termine non casuale) abbandona l’altro per divorare banane, la coppia salta. Poi viene napalmizzata da Robert Duvall sulle ali de La Cavalcata delle Valchirie. Se uno si infila le banane nel culo il programma fa il record di audience. Pare che ci sia pure un falò, sin qui usato da sfondo per pantomime/confronti a colpi di grugniti e di argomentazioni ruspanti come “cccioè ma io sono una fika con 1 milione di likez, tu non mi puoi lasciarmimi”, nel quale un dì tutti gli Ergaster saranno sacrificati a Loki.
Cose da fare invece di guardare Temptation Island: visto il periodo di sperabili riaperture, un’epica passeggiata nei boschi del Trentino (in assenza di Trentino, anche quelli di Strangolagalli in provincia di Frosinone vanno benissimo); imparare una nuova lingua; fare quiz di cultura generale; dire a Loki che si sbrighi con sto falò.

Proposte alternative per un boom di ascolti
X Factor (settembre-dicembre)
X Factor per noi è una ferita aperta. Vari amici anche turbomagici, di quelli che ci porteremmo in uno scontro mortale versus Al Bano e Loredana Bertè, guardano X Factor. Con Sanremo uno lo dà quasi per scontato, perché Sanremo è Sanremo (cioè il primo esperimento riuscito di sonorizzazione del guano di volpe volante). 10 milioni di telespettatori in teoria vorrebbe dire tipo – molto approssimando – un amico/conoscente su 5-6 che guarda Sanremo; eppure a noi ogni anno quando parte il barrage di cazzate social sanremesi pare che ce ne sia, forse, 1 su 6 che non guarda Sanremo.
X Factor è meno nazionalpopolstronzo di Sanremo, ma raccoglie un gran numero di adesioni da parte del pubblico di quelli checcioè hogustimusicalisofisticati italentfanschifo e “ah, sì? Cosa fai domani sera?”, guardo X Factor. Se Sanremo lo guardano tutti gli stronzi e un po’ di gente giusta, X Factor ha un pubblico 50 e 50 di gente stronza e di gente apparentemente giusta (altresì detta “giusta con la sorpresa”).
Cosa fare invece di guardare X Factor: giocare a briscola, evocare Cthulhu, ballare danze celtiche vestiti da leprecauni zoppi, leggere un libro del buon vecchio zio King (horror per horror, meglio l’horror buono).
Masterchef (dicembre-marzo)
Masterchef non l’abbiamo mai capito. Cioè, il concetto dietro se vogliamo è geniale: rendere avvincente – con musiche fomentanti, gente che smatta, quello là che sbiassa in bolognese che sembra la zia Marisa, un montaggio postmoderno alla Pulp Fiction – una delle attività più tediose e scassacazzi del globo terracqueo.
Se cucinare – a meno che uno non sia cuoco/ci lavori/abbia molto tempo da perdere/sia domenica – è in genere una palla, guardare qualcuno che cucina fa venire emorroidi oculari, questo dobbiamo dirlo con grande chiarezza. Infatti Masterchef non è manco un programma di cucina, è un programma di casoumanismo con gente che tra una delirata e l’altra alle volte cucinicchia.
Cosa fare invece di guardare Masterchef: se vi interessa la cucina cucinate o imparate a cucinare, al posto di vedere la Zia Marisa che sbiassa; se la cucina non vi interessa e vi interessa il casoumanismo dei concorrenti, guardate l’ottimo Qualcuno Volò sul Nido del Cuculo, un intero film sul casoumanismo, però figo.
Grande Fratello, Vip, trip-hop e decaffeinato (in onda un po’ tutto l’anno)
Da Wikipedia mi par di capire che del padre dei fintality-show resista solo la versione Vip. Dai nomi coinvolti si evince invece che se radunassi: Tebaldo il vez che scrosta le cacche di piccione giù al ponte, Brian Broccoli il suonatore di assoli di peti in tempi dispari, Debbie Branda la donna colubrina e il tizio di Serpeverde dodicesimo da sinistra nella cena di inizio anno del quarto film di Harry Potter, faremmo un team molto più Vip.
All’ultimo check il Grande Fratello era una roba del genere: più un concorrente flirta/tromba/si fa le pippe davanti alle telecamere, più è probabile che arrivi in fondo; ci son sempre 3-4 storyline intricate e giusto una puntina fake con lei che ama lui, ma lui ama lui, ma Jessica Fletcher ama il Tenente Colombo; la conduttrice si rifà ogni anno un po’ di più e somiglia a una lince; c’è un opinionista che ha un sotto-opinionista lustrascarpe a cui vengono rivolti quesiti esistenzialisti del tipo “ma Gippi Manfrelli e Struzio Borgatti sono davvero innamorati?”, “è più grosso Hulk o La Cosa?”, “quanti erano i Tre Porcellini?”.
Cosa fare invece di guardare il Grande Fratello: recuperare Brazil di Terry Gilliam (che parla dell’altro Grande Fratello), farsi una vita, fare bricolage, dare un coccolo al proprio fratello maggiore, entrare a Serpeverde.
La Pupa e il Secchione (non abbiam voglia di guardare le date)
Programma così insignificante che ci spendo una Riga (quella in Lettonia) e non una parola di più.
Cosa fare invece di guardare La Pupa e il Secchione (rivolto qui a chi sta munnezz’ la guarda davvero): finire l’asilo/imparare a scrivere e pronunciare correttamente parole con più di due sillabe.